I beati Martiri di Damasco saranno presto Santi
a cura di Carlo Coppola
Papa Francesco ha approvato i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi per la canonizzazione dei Beati Emanuele Ruiz e 7 Compagni, dell'Ordine dei Frati Minori, ei fratelli Massabki , Fedeli Laici, uccisi in odio alla Fede a Damasco (Siria) tra il 9 e il 10 luglio 1860. La notizia è stata diffusa durante l'Udienza concessa oggi al Card. Marcello Semeraro , Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. La causa è stata curata dal Postulatore generale del Frati Minori padre Gianni Califano.
La canonizzazione dei martiri di Damasco era da tempo attesa dai cristiani del Medio Oriente, una storia esemplare di tante sofferenze patite da oltre centosessanta anni dalle minoranze cristiane in quelle terre. Di vicende come quelle sofferte dai 7 frati francescani spagnoli e da 1 austriaco ce ne sono altrettante che meritano di essere conosciute. Ai fedeli di tutto il mondo sono noti col nome generico di Martiri di Damasco da quando Papa Pio XI — con atto totalmente inedito — decise di aggregare alla Causa per la Beatificazione dei Francescani anche i laici maroniti. Da quei dati sono trascorsi 98 lunghi anni. Il gruppo dei futuri Santi, che costituisce una lampante testimonianza di "Ecumenismo del Sangue", è composto dai sacerdoti professi:
- fr. Manuel Ruiz López nato il 5 maggio 1804 a San Martín de Las Ollas
- fr. Carmelo Bolta Bañuls nato il 29 marzo 1803 a Borja
- fr. Engelbert Kolland nato il 21 settembre 1827 a Ramsau
- fr. Nicanor Ascanio de Soria nato il 10 gennaio 1814 a Villarejo de Salvanés
- fr. Pedro Soler Méndez nato il 28 aprile 1827 a Lorca
- fr. Nicolás María Alberca Torres nato il 10 settembre 1830 a Aguilar de la Frontera
e dai religiosi professi:
- fr. Francisco Pinazo Peñalver nato il 26 agosto 1802 a El Chopo
- fr. Juan Jacobo Fernández y Fernández nato il 25 luglio 1808 a Moire.
A questi nomi — tutti francescani della Custodia di Terra Santa — si aggiungono quelli di tre fratelli laici dell'arcieparchia di Damasco dei Maroniti: Fransīs , ῾Abd-al-Mu῾ṭī e Rūfayīl Masābkī.
Vivevano a Bab-Touma quartiere della capitale siriana, servendo poveri e ammalati. La strage va inserita nel grande contesto della crisi dell'Impero Ottomano e delle guerre per procura che gli stati europei istruivano, armando direttamente o comunicando le diverse etnie presenti nell'impero. In particolare a partire dal dicembre 1842 il sultano ottomano Abdul Mejid divise il Monte Libano in due distretti distinti — il nord per i cristiani e il sud per i drusi — ciò provocò disordini e violenze contro i cristiani. I Francescani della Custodia di Terra Santa furono le vittime preferite del fanatismo che intendeva punire tutti coloro che rappresentavano, seppure simbolicamente, il cristianesimo latino di marca europea.
Dopo una serie di incidenti avvenuti a Beirut la situazione precipitò rapidamente innescando un'ondata di sangue nella quale morirono in tutta la regione migliaia di cristiani. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1860 i frati, accogliendo la popolazione cristiana locale, si rifugiarono nel convento, pur avendo avuto modo di mettersi in salvo, non vollero abbandonare la popolazione locale affidata alle loro cure materiali e spirituali. Compreso l'estremo pericolo il padre guardiano Emanuele Ruiz — ovvero il responsabile del Convento — preparò i suoi al martirio invitandoli a confessarsi ea comunicarsi ea restare saldi nella Fede. Purtroppo qualcuno tradì e gli assedianti penetrarono nel convento, imponendo agli assediati di scegliere tra l'apostasia e la morte. I resti di questi martiri riposano oggi nella chiesa di San Paolo a Damasco.
La vicenda fuseguita nel 1895 dalla strage di Aintab e Mugiuk-Deresì in Turchia, dove a morire fu il capo di un altro gruppo di francescani padre Salvatore Lilli, abruzzese di Cappadocia, con un gruppo di laici armeni, beatificati da Papa Giovanni Paolo II nel 1982. In analoghe circostanze nel 1920 furono uccisi padre Francesco Divittorio di Rutigliano, con due fratelli laici, l'ungherese Alfréd Dollencz e Salvatore Sabatini di Pizzoli e una ventina di bambini orfani armeni. Per questi ultimi non è stato ancora istruito alcun processo di canonizzazione.