
Il male di vivere ho incontrato
a cura di Marina Basile
Martedì 28 novembre: una terribile tragedia ha sconvolto la città di Bari. All’improvviso, una ragazza di soli 14anni è caduta dal terrazzo di un palazzo del quartiere Poggiofranco e la sua giovane vita si è spenta in un attimo, sotto gli sguardi increduli di spettatori ignari che mai avrebbero voluto assistere a quella terribile scena.
Sono scattati subito gli accertamenti da parte della Procura di Bari sulla morte di questa giovane vittima della società. L'ipotesi degli inquirenti è che la ragazza si sia tolta la vita lanciandosi volontariamente nel vuoto, come dichiarato anche dai testimoni oculari.
Sulla dinamica dei fatti e sul motivo del gesto sta indagando la Polizia, coordinata dal pm di turno Manfredi Dini Ciacci. La Procura ha già disposto l'acquisizione di telefono e computer della vittima e sta procedendo ad ascoltare amici e familiari.
Intorno alla terribile vicenda si stanno alternando diverse ipotesi: si parla di un gesto estremo voluto e cercato per dire basta ad una società che non la capiva e che lei non comprendeva; si parla di atti di bullismo e persino di blue Whale. Tutti si ergono a giudici e puntano il dito contro chi non ha saputo cogliere il suo malumore, il male di vivere di un’adolescente.
La curiosità intorno a queste vicende diviene morbosa: tutti vogliono sapere, tutti vogliono conoscere la dinamica dei fatti e le cause che li hanno generati; tutti additano gli altri come colpevoli.
Nessuno però si sofferma a riflettere che Stella, così mi piace chiamarla pensando che adesso lei stia brillando nel cielo, è la vittima innocente di un sistema incapace di funzionare; di una società poco disposta a supportare le persone più fragili e desiderose di affetto, che non sanno e non vogliono accettare e subire passivamente quello che gli altri hanno deciso per loro.
Non è importante conoscere il motivo per cui Stella abbia voluto rinunciare a vivere. È invece necessario fermarsi un attimo a riflettere sul fatto che molti ragazzi oggi si sentano soli, in un mondo globalizzato. Sono figli di genitori troppo occupati, alunni di insegnanti troppo presi dalla didattica e poco dediti alla cura della persona, amici di adolescenti troppo presi dalla tecnologia e poco interessati al lato umano. Fermiamoci un attimo e interroghiamoci sulle nostre responsabilità affinché non via sia più un’altra Stella che si schianta su un freddo marciapiede.