Paradosso della giustizia: estradizione per furto di 5 euro di energia elettrica
a cura di Marina Basile
La legge è uguale per tutti! Così vorrebbero farci credere. Tuttavia accade che ripercorrendo alcune vicende giudiziarie internazionali ben note alla cronaca e altre meno note, si scopre che a volte questa frase impera solo sulle pareti delle aule dei Tribunali.
È proprio di questi giorni la notizia della scarcerazione di Cesare Battisti che in attesa di sapere se sarà estradato o meno, nel frattempo torna in libertà. Per non parlare dei due manager tedeschi, Espenhahn e il direttore generale Priegnitz, che pur essendo stati condannati rispettivamente a nove e sei anni di reclusione per la morte dei sette operai nello stabilimento torinese della Thyssen, ad oggi non hanno scontato la loro pena e sono ancora liberi dopo la sentenza definitiva. Complici di queste situazioni anche il Brasile e la Germania che coprono questi “uomini” esprimendo parere sfavorevole alla loro estradizione.
Di converso accade che una donna albanese, ormai cittadina italiana, regolarmente coniugata e residente in Italia, venga condannata per un furto di 5 euro di energia elettrica nel suo Paese di origine. A seguito di questo furto è stata arrestata a Bari in esecuzione di un mandato di arresto europeo conclusosi con la sua carcerazione e richiesta di estradizione in Albania per scontare la pena nel paese in cui il furto è avvenuto.
Per fortuna in questo caso la giustizia ha fatto il suo corso e ha tenuto conto della esiguità del reato commesso. A seguito di opposizione a tale richiesta, la Corte di Appello di Bari competente sulle richieste di estradizione e sull’esecuzione dei mandati di arresto europei, ha infatti annullato lo stesso rimettendo la cittadina in libertà, anche se nel frattempo la stessa ha dovuto fare 48 ore di carcere.
Aspetto ancora più triste dell’intera vicenda è che la donna ha scoperto tutto per puro caso. Le manette sono infatti scattate ai suoi polsi quando ella si è recata in questura per la regolare richiesta del passaporto.
Marina Basile
Fonte: Quotidiano di Bari