Progetto EVA
a cura di Marina Basile
Urla strazianti al telefono della polizia di Stato per un presunto maltrattamento in famiglia: questa la scena di un video che ha provocato la pelle d'oca a tutti gli astanti; video in cui la polizia si attiva prontamente con tutti i mezzi a sua disposizione, anche se troppo spesso accade che nella realtà essa non riesca ad arrivare prima che il crimine sia stato commesso. Questo è il filmato con cui si è aperto il convegno durante il quale è stato presentato, presso il palazzo della Città Metropolitana, il Protocollo EVA, una modalità operativa per il primo intervento degli operatori di polizia nei casi di violenza di genere: maltrattamenti in famiglia, stalking, abusi, liti familiari; protocollo che rappresenta la sintesi e il punto di arrivo di un momento di studio e di riflessione su un fenomeno che non accenna a diminuire.
Per ben comprendere l’entità di tale fenomeno sono stati presentati i dati relativi alle “violenze di genere” che non lasciano margine ad alcun dubbio: nel 2016 in Italia sono stati registrati 108 casi di femminicidio, 11.400 atti persecutori, 3 mila casi di violenze sessuali e 13 mila denunce per il reato di percosse. Si tratta di aggressori che nell’80/90% dei casi sono uomini, di età media pari a 42 anni, di nazionalità italiana per 2/3. Il luogo dell’evento nei 4/5 delle ipotesi è tra le mura domestiche e nella metà dei casi avviene alla presenza dei minori. Solo il 6% delle segnalazioni si conclude con un intervento.
Dall’analisi di questi dati è nata l’esigenza di attivare il protocollo "EVA" della Polizia di Stato (acronimo di Esame Violenze Agite), protocollo che ha codificato in linee guida le Best Practices per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio, attraverso la elaborazione di una “Processing Card” composta di schede che i poliziotti devono compilare ed inserire negli archivi informatici di polizia quando intervengano a seguito di segnalazione di violenza di genere. Da questo archivio, la Sala Operativa può trarre informazioni essenziali quando invia la volante sul posto.
Una delle finalità del progetto EVA è quella di lasciare traccia al fine di costruire una memoria storica che serva a monitorare il fenomeno e ad agevolare la scelta di una valida strategia di contrasto che possa anche prevedere l’adozione di provvedimenti restrittivi nei confronti del reo.
Le linee guida di questo nuovo protocollo, sono state presentate a Bari alla presenza del Sindaco, Antonio Decaro il quale ha messo dichiarato che: “L'incontro di oggi è importante per creare una rete tra le diverse istituzioni. Il comune di Bari ha attivato anche degli sportelli rosa a disposizione delle donne, siti accanto al pronto soccorso dei principali ospedali, oltre a progetti nelle scuole attraverso i quali educare e preparare i ragazzi ad una cultura dell’affettività che conduca all'uguaglianza di genere”
Presenti anche il Prefetto di Bari, Marilisa Magno che ha messo in evidenza che “a livello europeo già nel 2002 sono state incoraggiate manovre che potessero tutelare le donne dalla violenza di genere e che in Italia dal 2005 si sono cominciate a proporre linee guida grazie al progetto Arianna. Da allora sempre più e sempre meglio tutte le istituzioni hanno imparato ad operare in sinergia. Oggi si mira anche a formare adeguatamente i docenti per insegnare loro a cogliere segnali provenienti da potenziali vittime di violenza”; il Questore di Bari, Carmine Esposito, organizzatore dell’evento, che ha sottolineato anche la funzione sociale dell’impegno delle forze di polizia consistente nella garanzia dei diritti fondamentali, oltre alla ben nota lotta al crimine; il Prefetto Vittorio Rizzi, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza; il Dirigente Superiore dott. Maurizio Vallone, Direttore del Servizio Controllo del Territorio del Dipartimento di Pubblica Sicurezza che ha spiegato come funziona Eva, i risultati che può portare e quali ha già portato. Ha specificato che “Eva è un vademecum, una standardizzazione delle buone prassi condivise sull'intero territorio nazionale che solo adesso potranno agire nello stesso modo per cercare di ottenere i migliori risultati. É necessario avere contezza della ripetitività degli atti violenti. Ha messo in evidenza come si sia passati da un fenomeno passivo ad un approccio scientifico e strutturato che si spera possa riuscire a contrastare questo tristissimo fenomeno nel giro di poco tempo.
Per un approccio barese al fenomeno è stato richiesto l’intervento di Galeazzi Maurizio che ha dichiarato che c'è ancora molta difficoltà da parte degli operatori nell’utilizzo della processing card. “ Da quando è in vigore il progetto EVA a Bari il primo intervento per un caso di violenza di genere con l’utilizzo del protocollo viene operato in data 1° marzo 2017; da allora i casi registrati dall’ UPGSP della Questura di Bari sono stati 11” - ha concluso.