
Tra timori e tremori internazionali la diplomazia culturale passa per gli Archivi di Stato
di Carlo Coppola
La cooperazione culturale internazionale ha trovato una nuova e significativa espressione nell'accordo siglato il 19 agosto tra l'Archivio Nazionale dell'Armenia e la Biblioteca e Archivio Nazionale della Repubblica Islamica dell'Iran. Questo memorandum d'intesa, firmato da Arthur Stepanyan e Raed Faridzadeh, rappresenta molto più di un semplice accordo tecnico: è il simbolo di come la cultura possa costruire ponti duraturi tra nazioni diverse.
In un'epoca in cui le tensioni geopolitiche sembrano dominare il panorama internazionale, iniziative come questa dimostrano che esiste un'alternativa concreta al conflitto: la condivisione del sapere e del patrimonio storico. L'accordo tra Armenia e Iran non si limita alla semplice collaborazione archivistica, ma aggiungere un framework per lo scambio di esperienze che può diventare modello per altre realtà regionali.
Il memorandum prevede una serie di attività che vanno ben oltre la conservazione documentale. Lo scambio di informazioni ed esperienze, l'organizzazione di corsi di formazione professionale, workshop specializzati, mostre congiunte e conferenze internazionali rappresentano strumenti concreti per costruire una rete di competenze condivise. Questi progetti di ricerca collaborativa non solo arricchiranno il patrimonio culturale di entrambi i Paesi, ma creeranno anche opportunità per le nuove generazioni di studiosi e archivisti.
L'iniziativa armeno-iraniana si inserisce in un contesto diplomatico più ampio, quello della visita ufficiale del presidente Masoud Pezeshkian in Armenia. La presenza del Primo Ministro Nikol Pashinyan e dello stesso presidente iraniano alla cerimonia di firma sottolinea come la cooperazione culturale sia considerata un pilastro fondamentale delle relazioni bilaterali.
Questo approccio alla diplomazia culturale merita particolare attenzione perché dimostra come Paesi con sistemi politici diversi possano trovare terreni comuni di dialogo attraverso la condivisione del patrimonio storico e culturale. L'Armenia e l'Iran, infatti, condividono secoli di storia comune nella regione del Caucaso meridionale, con influenze reciproche che si riflettono nell'arte, nell'architettura, nella letteratura e nelle tradizioni popolari.
Il successo di questa iniziativa dipenderà dalla capacità di trasformare gli accordi formali in progetti concreti. L'accesso reciproco agli archivi, la digitalizzazione condivisa e la formazione specializzata rappresentano obiettivi ambiziosi ma raggiungibili con una regia coordinata.
L'accordo tra Armenia e Iran rappresenta un esempio concreto di come la cooperazione culturale possa costituire una base solida per relazioni internazionali più stabili e costruttive. In un mondo sempre più interconnesso, la capacità di preservare e condividere la memoria storica diventa un fattore strategico per lo sviluppo sostenibile e la pace regionale.
Osservando questo modello virtuoso, emerge un'interessante riflessione sui rapporti Italia-Armenia. L'Italia, pur disponendo di proposte culturali eccellenti e di un patrimonio di rilievo mondiale, presenta ancora alcune criticità nella gestione sistemica dei rapporti culturali internazionali, talvolta preferendo un approccio più prudente che non sempre valorizza appieno le sue potenzialità di leadership nel panorama mondiale.
La frammentazione istituzionale rappresenta una sfida concreta: le iniziative si disperdono tra diversi ministeri e manca spesso un coordinamento efficace tra Cultura, Esteri e Università. Tuttavia, è importante sottolineare che numerosi funzionari e dirigenti di alto profilo si impegnano costantemente per promuovere progetti di eccellenza.
Un esempio significativo è rappresentato dal lavoro del direttore dell'Archivio di Stato di Bari, Adriano Buzzanca , che da oltre un anno si è fatto promotore di uno scambio di buone pratiche tra la direzione archivistica italiana e quella armena. Il progetto, sviluppato in collaborazione con l'ex ambasciatrice Tsovinar Hambardzumyan e il direttore armeno Arthur Stepanyan, testimonia la qualità delle competenze tecniche disponibili e la volontà di costruire rapporti bilaterali strutturati.
Questa iniziativa, pur incontrando alcune difficoltà procedurali tipiche dei complessi meccanismi burocratici, evidenzia come esistano le basi per una cooperazione culturale di alto livello. La questione centrale rimane quindi quella della semplificazione dei processi decisionali e del coordinamento strategico. L'esempio armeno-iraniano dimostra infatti che una regia politica chiara e può condividere anche risorse limitate in risultati concreti e duraturi.
Questo memorandum d'intesa non è solo un documento tecnico, ma una dichiarazione di fiducia nel potere della cultura come strumento di dialogo e comprensione reciproca. Il suo successo potrà ispirare altre iniziative simili, contribuendo a costruire un futuro in cui la diversità culturale sia vista come una risorsa dare piuttosto che valorizzare come una fonte di divisione.