
La luce sconfigge il buio della morte
a cura di Giuseppe Di Taranto
Accade all’improvviso o dopo una lunga sofferenza o in poco tempo, un avvenimento non gestibile da nessun essere umano. Accade e quando meno te lo aspetti e tuo figlio scompare volando via in un’altra dimensione che dobbiamo ancora esplorare.
Nessun essere umano è preparato a un simile dolore, primi fra tutti i genitori e i fratelli ma anche i parenti, gli amici e a volte anche i colleghi di lavoro e i conoscenti. Nessuno sa cosa fare, come comportarsi, come affrontare simili realtà sconosciute alla nostra mente ed alla nostra anima.
Ecco perchè non dobbiamo dimenticare un concetto tanto essenziale quanto meraviglioso: “cerchiamo di trascorrere ogni istante della nostra vita con le persone a cui vogliamo bene. Nulla è certo in questa vita, nulla è garantito, neppure che i figli sopravvivano ai genitori”.
Se c’è un aspetto che accomuna tutti coloro che hanno vissuto la tragedia della perdita di un figlio questo è il senso di solitudine, di incomprensione familiare. Si perde di vista l’obiettivo finale della nostra esistenza, la prosecuzione stessa della nostra vita nell’anima dei nostri figli.
Perdere un figlio vuol dire avere la sensazione che il nostro progetto di vita stia sfumando via, insieme ai nostri obiettivi. Tuttavia, prima o poi arriverà il giorno in cui ci accorgeremo che vale ancora la pena di vivere, per mantenere vivo il suo ricordo, per aiutare il prossimo con la nostra esperienza di vita.
È bene specificare che non esiste una strategia universale per affrontare il dolore della perdita di un figlio, ma bisogna ricordare sempre che il lutto non va affrontato in solitudine. Il nucleo familiare deve restare unito, ci si deve supportare e curare l’un l’altro per imparare a vivere con il vuoto dentro di noi, reinserendoci pian piano nella quotidianità di sempre.
Occorre prestare attenzione ad alcuni importanti aspetti e fare piccole riflessioni che divengono necessarie per affrontare questa dura realtà.
La scomparsa rappresenta un attimo di paralisi. Perdere un figlio porta il mondo a fermarsi dalla sera alla mattina. Si scende nell’inferno della mente e dell’anima e non si sa come risalire sulla terra. È qualcosa che va contro natura, e la nostra mente non riesce ad assimilarlo. E si rimane immobili, senza aria, senza respiro, come se ci avessero risucchiato l’anima. Il pensiero più ricorrente che fa un genitore è il classico “nulla ha più senso”. E la paralisi emotiva finirà per intrappolarlo in un circolo di sofferenza cronica.
Questo va evitato a tutti i costi. La nostra mente è incapace di processare quanto è successo e da qui nasce il vuoto dell’esistenza, la scomparsa di un obiettivo che ci stava portando avanti nella vita.
Bisogna evitare di rimanere da soli, poiché è la solitudine la forza che spinge verso la paralisi. È dunque vitale poter avere l’aiuto della famiglia, degli amici e di qualsiasi altra figura che sia un riferimento per la tua anima desolata.
Bisogna imparare a convivere con la propria tristezza. Dire che la morte di un figlio può essere superata non è vero. Nessuno riesce a passare sopra la perdita di un figlio, il vuoto che si radica in noi, diventando parte della nostra essenza di persone, si ripercuote in ogni momento della giornata (ricordi, foto, vestiti, calze, attimi che fanno risorgere il ricordo e il dolore).
La morte di un figlio si assimila, si piange e si accetta. Si impara a vivere con quel vuoto, ma si diventa consapevoli che quella tristezza vivrà per sempre nel nostro cuore.
Il tempo diviene nostro amico.
Che ci si creda o meno arriva un giorno in cui il dolore non sarà più così straziante, un giorno nel quale potremo respirare un po’ meglio, senza che questo vuoto ci faccia del male. Arriva l’attimo che si ritorna a camminare senza che la nostra anima pesi e respirare senza che il cuore pianga. Perché ricominciare a vivere vuol dire onorare la memoria di chi non c’è più.
Non bisogna trascurare il proprio partner. Per una coppia perdere un figlio significa
vedere il proprio progetto di vita e familiare stravolto all’improvviso. Il vuoto è incolmabile e i legami non sono più gli stessi, ma non per questo bisogna smettere di lottare per il proprio progetto. È bene evitare di incolparsi e rimproverarsi a vicenda. Persino il silenzio può essere dannoso e distruttivo in queste situazioni. Bisogna rispettare invece il modo univoco con cui ogni persona assume il dolore.
L’intimità, l’impegno e la passione sono tre pilastri che non dovranno sparire all’interno della vita di coppia.
Non dimentichiamo i nostri bambini piccoli. I bambini affrontano la morte in maniera del tutto diversa rispetto agli adulti, ma il loro modo di processarla non va minimizzato, specialmente se sono in un’età compresa tra i 6 e i 10 anni.
La morte è qualcosa che nessuno può capire, qualcosa che gli adulti vedono con rabbia e i bambini con stupore. È fondamentale consentire ai bambini di esprimersi a parole, è bene rispondere ai loro dubbi e aiutarli nel loro sfogo emotivo, senza però ignorare la nostra sofferenza.
Creare nuovi progetti di vita. È giusto ricominciare a fare nuovi ed alternativi progetti per i giorni che vengono, permettersi di sorridere di nuovo. Impareremo a vivere senza quel figlio, ma lui non perderà mai quell’angolo privilegiato nel nostro cuore. Un angolo nel quale la divinità del suo essere saprà sempre confortarci.
Promuovere il cambiamento. La vita non sarà più la stessa dopo una simile perdita, su questo non c’è dubbio, ma è giusto tornare ad essere sereni ed un poco felici per affrontare il domani con altri occhi ed un altro cuore. Viaggiate, vivete nelle associazioni di volontariato, amate i vostri cari i vostri nipoti e ritorneranno attimi di gioia.
Non vi sentiate in colpa per quanto è successo, siamo tutti di transito.
Ha detto Papa Francesco: “La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che si porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d`amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere".
I "nostri cari", però, "non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L`amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l`amore, renderlo più solido, e l`amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando 'non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno”.